IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Queer contro il futuro, perché quello che siamo oggi non è ciò che saremo domani. Esprimiamo ciò che siamo e ciò a cui aneliamo giorno per giorno, rispettiamo la fluidità delle nostre identità, dei nostri corpi e dei nostri desideri, esplorando e scoprendo la nostra sconfinatezza e abbattendo tutti i muri, anche quelli dentro di noi.
Non cerchiamo il riconoscimento di un sistema che ha tentato di plasmarci, di smussare le nostre differenze e che quotidianamente cerca di opprimerci, violentarci, azzittirci. Affermiamo la nostra autodeterminazione e rifiutiamo definizioni che non potranno mai catturare la nostra fluidità di genere.
Non accettiamo che il nostro posto nella società sia determinato dal lavoro che svolgiamo, nemmeno sessuale − e, in ogni caso, dal fatto di averne uno.
Forse non possiamo avere figl*, forse non ne vogliamo, o non pensiamo di valere meno di qualcun* che ancora non esiste.
Nel nostro futuro c’è pensiero critico, mai accettazione passiva, e rispetto per il vivente nella sua molteplicità.
Non ci sono compromessi con chi impugna armi per opprimere e reprimere il dissenso, non ci sono sguardi rivolti altrove, i nostri occhi puntano dritto nei vostri. Non ci sono gerarchie, né squilibri di potere perché siamo perfettamente in grado di decidere per noi stess* e non ci sentiamo più sicur* se ci sono forze dell’ordine in giro.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
I nostri corpi riempiono lo spazio come preferiscono e vi si muovono all’interno a modo loro, senza desiderare né richiedere l’approvazione di nessuno. I nostri corpi amano, scopano, soffrono in maniera libera. Non vogliamo il vostro futuro perché non ci basta scendere in piazza un giorno, noi andiamo ovunque sempre e ai treni ad alta velocità preferiamo i trenini orgiastici: siamo pervers*, cagne e disobbedienti. Perché se del domani non v’è certezza, scegliamo di godere oggi. Vogliamo essere l’osceno, creare la nostra pornografia secondo il gusto e il piacere che desideriamo, e non ce ne vergogniamo affatto.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Che lottiamo per un fiorire di mille narrazioni differenti e non crediamo alle promesse del costante processo di normalizzazione che ci viene imposto. Non vogliamo che la specificità dei nostri desideri venga ricondotta a un’egemonica narrazione dominante e resistiamo con tutte le nostre forze a questo processo infinito di assimilazione soffocante.
Incentiviamo l’esaltazione delle differenze come moltiplicatore politico affinché le categorie “normale\anormale” diventino un concetto obsoleto e tutte le dicotomie che istituiscono il concetto di normalità – in cui nessun* ricade e a cui tutt* devono però aspirare, come “uomo\non-uomo”, “etero\non-etero”, “umano\meno-che-umano”, bianco/non bianco, “cisgender\transgender” – cessino di esistere, perché vogliamo distruggere tutte le gabbie e i confini che ci opprimono, e lo facciamo attraverso l’azione diretta e l’opposizione ai sistemi di potere su cui si basano e che le giustificano.
Noi, non lottiamo per avere gabbie più comode, ma per distruggerle del tutto. I confini li vogliamo abbattere, non renderli leggermente più flessibili. Siamo animali resistenti, solidali con chi resiste a prescindere dal colore della pelle, dei peli o delle piume. Invochiamo coalizioni transgenere e transpecie, sovvertiamo norme e verità e sperimentiamo modi di esistere altri, non riconosciuti né assimilabili.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
E non prevede strade securizzate dalla polizia, locali alla moda, serate “friendly” – nelle quali l’unica libertà che ci è concessa è quella di spendere quei pochi soldi che abbiamo in quartieri gentrificati dalle politiche di speculazione – quartieri militarizzati che possano “tollerare la nostra identità sessuale”. Non saremo, nel futuro come nel presente, corpi immagine della vetrina per Torino.
Creiamo spazi di rivolta. Lottiamo con le unghie e con i denti per aprirci luoghi di espressione di ogni favolosità, non incarichiamo agenzie di bodyguard di custodire le chiavi di un qualche village – perché tanto i soldi per pagarle non ce li abbiamo.
I nostri sogni ci spingono ben al di là di banali posti di lavoro inclusivi, vogliamo liberarci dalla schiavitù del lavoro per il reddito. Vogliamo la casa, il sesso e le rose, e non abbiamo bisogno della legittimazione del sindaco o della musica della banda dei vigili municipali: ce la cantiamo e ce la suoniamo da sol*! Preferiamo lottare in prima linea per i nostri diritti che lasciare che vengano strumentalizzati dai partiti del momento.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Perché già oggi decostruiamo, attraverso le pratiche, il concetto di famiglia tradizionale ed eteronormata. Perché famiglia è ciò che ciascun* di noi riconosce (o disconosce) come tale. La non genitorialità, la monogenitorialità, la genitorialità condivisa, vivere sol*, includere all’interno del proprio cerchio di affetti e solidarietà amic*, partner, altri animali, compagn* di lotta. Amare una sola persona o più d’una, decostruire il concetto stesso di amore. Relazioni che esistono, resistono e non possono essere assimilate.
Hackeriamo l’idea di matrimonio patriarcale: non ci serve un’istituzione monolitica e tinta di arcobaleno per sentirci “uguali”. Ciò di cui abbiamo bisogno sono nuove forme di relazione, di solidarietà e di affettività, che tengano conto delle nostre esigenze e delle nostre fragilità. Rifiutiamo le dinamiche capitaliste di possesso e di oppressione e abbracciamo l’era delle zoccole etiche.
La polemica sulla genitorialità si è fossilizzata esclusivamente sul diritto a diventare madri e padri. Mentre il dibattito sugli aspetti medico-scientifici o tecnico-legali della genitorialità non eterosessuale è molto acceso, quello sull’imposizione patriarcale del concetto di famiglia è completamente assente. La genitorialità è una scelta consapevole, che va oltre la retorica dell’amore tra due persone.
La “famiglia tradizionale” è il luogo per eccellenza nel quale bambine e bambini subiscono o assistono ad episodi di violenza e nel quale è difficile, quando non impossibile, venire credut* e supportat* nel caso in cui si decida di contrapporsi a uno dei volti più beceri e violenti del patriarcato capitalista. Nel vostro domani si realizzano le condizioni per perpetuare e rendere sempre più pervasiva l’istituzione familiare tradizionale mentre diminuiscono gli spazi necessari per ragionare sulla cultura dello stupro e su come combatterla, sostituendola con la cultura del reciproco rispetto, del consenso e dell’autodeterminazione dei corpi e dei desideri.
La narrazione dominante descrive la violenza di genere come un problema vissuto esclusivamente dalle donne, rappresentate come deboli e indifese di fronte all’impeto sessuale del maschio dominante, e in quanto tali bisognose della protezione securitaria offerta dallo stato e dal suo braccio autoritario. Quello di cui noi siamo già consapevoli è che la violenza di genere viene subita da tutte quelle persone che non interpretano correttamente i ruoli loro assegnati..
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Oggi più che mai scegliamo di lottare a fianco delle migranti e dei migranti che sfidano i muri innalzati dagli stati, i fili spinati e le detenzioni coatte. Non respingiamo soltanto i confini imposti con la forza da chi ritiene di appartenere alla parte perbene del mondo – quella ricca, quella culturalmente superiore, quella che detiene potere di vita o di morte.
Con i permessi di soggiorno che ci avete concesso faremo un abito da sera favoloso; con le carte d’identità atte a decidere se siamo uomini o donne ci costruiremo un vascello pronto a salpare verso coste inesplorate. Siamo per il diritto alla libera circolazione: froce terrestri, aliene, intergalattiche unitevi! Rifiutiamo l’idea di patria e di nazione, come pure la fortezza Europa, che alza nuovi i muri e disegna nuovi steccati.
Ci dissociamo dal coro islamofobo e non cediamo allapaura instillata dalla macchina mediatica per farci sentire assolt* nell’indirizzare il nostro odio su un nemico facile. Ben più difficile sarebbe scendere a patti con le nostre famiglie cattoliche, con i nostri desideri cristiani e con la quotidiana omofobia italiana: intrisa di acqua santa e verniciata di patriarcato.
Nel futuro che state costruendo l’Africa è soltanto un continente omofobo e vi ergerete a caritatevoli insegnanti di civiltà. E cosi sovvenzionerete e appoggerete politiche civilizzatrici che mettono sull’altare del sacrificio i corpi di altr*, spesso queer, spesso neri, spesso poveri, spesso privi dei vostri privilegi. Facile sacrificare altri corpi alla causa della vostra lotta mondiale all’omofobia. Come già facevate ieri e continuate a fare oggi in Medio Oriente, dove verniciate di rosa ogni giorno il sangue versato dal Popolo Palestinese, vittima dell’Apartheid diIsraele.
Facile usare la retorica dei diritti umani per legittimare interventi armati, ricatti internazionali e investimenti neo-colonialisti. Ironico poi che voi vi autoproclamiate bianchi eroi del mondo, quando i veri corpi protagonisti di Stonewall erano neri, ma voi questo non lo ricordate, o meglio, avete voluto dimenticarlo pur di sembrare accettabili nel vostro privilegio bianco.
Noi non dimentichiamo i corpi trans, neri, le esistenze marginali che ci han condott* qui. I nostri corpi non legittimeranno i bracci di ferro tra stati postcoloniali, non legittimeranno il pinkwashing, non permetteranno l’ennesimo progetto civilizzatore.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Perché già oggi ciascun* di noi lotta per autodeterminare il proprio genere, il proprio nome e pronome, e vuole avere il diritto di decidere se prendere o non prendere ormoni e adeguare il suo aspetto a uno dei tanti generi che desidera performare, senza passare per l’inquisizione istituzionale che ci sovradetermina e ha la discrezionalità per decidere se siamo “trans abbastanza”.
Nel nostro futuro nessun* dovrà sentirsi dire “è solo una fase”, “non esisti”, “prima o poi dovrai scegliere”, e ci sarà spazio per qualsiasi orientamento romantico/aromantico e sessuale/asessuale, per qualsiasi tipo di relazione senza pretese di “normalizzazione” e ansie da prestazione.
Perché siamo tant*, differenti e se nel nostro oggi siamo trans scheccanti, pazze, arrabbiate e nervose, nel nostro domani tutto ciò che siamo sarà solo ulteriore espressione della nostra favolosità.
Perché i corpi normati e omologati “da copertina” non ci bastano. Stravolgiamo le dicotomie che dividono i corpi in belli/brutti, abili/disabili, normali/devianti, sani/patologici, presentabili/impresentabili.
Perché la I di intersex non è solo una lettera in più nell’acronimo LGBTQI, ma è una realtà biologica che mette in crisi l’ordine sessuato su cui si fonda la nostra società e il suo controllo biopolitico. Nel nostro futuro, nessun corpo deve subire mutilazioni e/o trattamenti medici non consensuali perché nato con caratteristiche biologiche che non rientrano nelle idee di maschio o femmina standard. Nel nostro futuro, nessun organo sessuale è “impresentabile” per il solo fatto di essere diverso dalla media. E questo futuro dev’essere adesso, perché domani è tardi e la dittatura del binarismo sessuale avrà già fatto qualche vittima in più.
IL NOSTRO FUTURO E’ ADESSO
Siamo i corpi malati, corpi sieropositivi, corpi cronicizzati. Il nostro futuro è oggi, perché abbiamo rinunciato all’illusione di un futuro indefinito e viviamo un rapporto diverso, queer, col tempo che viene. Corpi fragili che desiderano fortemente. Siamo i corpi in lotta nella farmacopolitica globale e dello stigma sociale, con le loro sfighe e i loro privilegi di fronte alle diseguaglianze mondiali nella diffusione dei trattamenti. Siamo corpi terminali e invisibili ai più, corpi viventi splendenti nella luce di una carezza.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Nel nostro presente ci riappropriamo delle tecnologie come estensione dei nostri corpi. Rivendichiamo il diritto a conoscerle, trasformarle, produrle e riprodurle liberamente. Usiamo e vogliamo più tecnologia libera, i cui principi e dettagli di funzionamento e produzione sono pubblicamente accessibili, aggiornabili e realizzabili. Vogliamo scrivere i nostri software, stampare i nostri circuiti, saldarci e fresarci i nostri pezzi e arti, costruirci le nostre macchine e sintetizzarci i nostri farmaci.
Ci riappropriamo della tecnologia esistente facendola a pezzi con l’accetta, per capirla e trasformarla secondo le nostre esigenze e non quelle del mercato che le ha prodotte. Riconosciamo il ruolo di potere della tecnologia come moltiplicatore/riduttore di dinamiche sociali e della spesso invisibile oppressione e discriminazione sistematica che essa attua.
Per evitarlo promuoviamo e pratichiamo unapproccio alla tecnologia che includa tutte le entità coinvolte nella sua progettazione, produzione, distribuzione, trasformazione, uso ed effetto.
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Siamo mirabolanti cyborg, desideranti e desiderate. Il grottesco e fiabesco innesto di carne, chip, ciprina, rabbia, sborra, pasticcini da tè, ormoni e musica punk. Ed è per questo che ci troviamo deliziose e deliziosamente spaesate ogniqualvolta leggiamo nella costituzione della vostra repubblica, che pretende di rappresentarci, di società naturale, famiglie naturali e manzo bio.
Siamo senzapatria e senzadio perché riteniamo doveroso disertare i desideri di ciò che stato e dio (che, come dice Bambi, sono veri solo se ci credi) desidera per noi. Ogni volta che stato e chiesa agiscono la biopolitica disegnando le agende dei nostri desideri, una fatina muore: siamo le sopravvissute della decadenza urbana.
Agiamo, è certo, lotta dura contronatura. Imperterrite e inarrestabili frocizzeremo i/le vostr* nonn*, zi*, genitori e genimucche, figl*. Danziamo sabba sui cadaveri delle società normate perché, dice la saggia, se non si balla non è la nostra rivoluzione!
Non crediamo all’illusione creata per nascondere quell’anormalità e mostruosità che è in ognun* di noi e che rivendichiamo senza vergogna. È un’illusione costruita sui privilegi ereditati da secoli di oppressione e sfruttamento dell’altr*. Abbracciamo l’anormalità, liberiamo mostri!
IL NOSTRO FUTURO È ADESSO
Chiamiamo alle armi per il coming out eterosessuale! Chi non l’ha mai preso in culo alzi la mano! Ribaltiamo l’obbligo alla visibilità imposto dall’universalismo Gay quando e come ci pare, perché sappiamo come questa logica sia governata da regole di presentabilità che non ci interessano neanche un po’: non siamo “normali”, non siamo “famiglie come loro”, non siamo neanche avvicinabili!
Il domani vi appartiene?
noi rivendichiamo l’oggi
delle nostre vite precarie
dei nostri corpi animali
delle nostre sessualità eccedenti
prive di scopi riproduttivi
ma avide di godimento!
“Generate parentele, non bambin*!” (Environmental Humanities, Haraway 2015: p. 161)