Ah SqueerTo alla GAM di Torino

 

13 ottobre 2016

Chi attratt* dalla presenza di Paul B. Preciado, chi dalla conoscenza pregressa del lavoro di Carol Rama, chi spint* da curiosità, martedì 11 ottobre le squeertole hanno deciso di queerizzare la GAM di Torino con la loro scintillante presenza.

 

L’occasione è stata l’inaugurazione della mostra “La Passione secondo Carol Rama” cui hanno partecipato i due curatori della stessa esposizione al Museo di Arte Contemporanea  di Barcellona, Paul B. Preciado e Teresa Grandas, la curatrice di Torino, Anna Musini, e la direttrice della GAM, Carolyn Christov-Bakargiev.

Quest’ultima, prendendo la parola per prima, introduce la conferenza con un’intervista di Corrado Levi a Carol Rama da cui scopriamo che l’’attitudine e motore che caratterizza il suo lavoro è l’insofferenza per la falsità. Di se stessa disse anche: «La rabbia è la mia condizione di vita da sempre. Sono l’ira e la violenza a spingermi a dipingere». E’ questo che la muove in un impulso di perforazione, che caratterizza la sua scelta di materiali e di linguaggio. Alla domanda: «Dove sarebbe il luogo adatto per una tua esposizione?» rispose, senza dubbio: «In un museo. Però con dei posti per sedersi. Mi sentirei uno sgabello con lo schienale».

La parola è poi stata lasciata a Teresa Grandas che si affida alla lettura in italiano di una parte del catalogo (tradotto appunto da quello redatto in occasione della esposizione del 2014 di Barcellona). Il suo intervento ribadisce che una delle emozioni predominanti nell’attività della pittrice fu la rabbia, emozione che forse informò anche la sua oppositività nei confronti di un secolo, il XX, che non la riconobbe e non l’accettò, con cui lei si confrontò, senza mai aderire ad un movimento artistico e sempre dissociandosi dalla norma imposta. Dai suoi dipinti affiorano anche feticismo, gioia e malinconia, disagio e bellezza. Di questa disse: «Il carattere, come la bellezza, o ti piace o niente».

Il successivo relatore è stato Preciado.

Parafrasando il suo intervento:car_000736-scontornata

La vita di C.R. si caratterizza in 3 diversi periodi: la censura, la scoperta, il ritorno. La sua arte fu subito etichettata come oscena o pornografica, in particolare 27 fra i suoi primi acquerelli, ad oggi probabilmente persi o distrutti, furono ritirati dalla sua prima personale. Iniziò autodidatta a 18 anni, redigendo ad acquerello un vero e proprio “diario psichiatrico”, poiché sia madre che nonna erano PROBABILMENTE ospiti di una struttura per malati psichiatrici. Da subito si oppose al canonico ritratto borghese: lei, faceva ritratti di corpi, rifiutando, coraggiosamente nei suoi 18 anni, sia l’immaginario borghese, che quello fascista. Si rimarca il suo dissenso alla dicotomia dei corpi maschile e femminile, al mito dell’eroe militare e della sposa e madre della nazione, la sua critica alla famiglia e al colonialismo. Di qui la “Censura”. C.R. dipinse corpi devianti, desideranti, che incarnavano la dissidenza verso una normatività imposta: zitelle, vecch*, pazz*, effemminati, mascoline, bambin*, contro la grammatica fascista. La sua rappresentazione fu vitalista. Categorizzata come pornografica nel ’45 (etichetta che per rimase appiccicata indipendentemente da ciò che espresse nei suoi lavori successivi), è difficile pensare che le sue opere possano essere un supporto masturbatorio. Al contrario, potremmo considerarle opere antipornografiche o addirittura postpornografiche, poiché era forte la critica alla rappresentazione dominante della sessualità. Nonostante la carica sovversiva del messaggio che porta, C.R. non rinuncia allo spazio tradizionale del quadro, anche nel periodo più “astratto” dei contatti col MAC Movimento d’Arte Concreta, fra gli anni ’40 e ’60. Ad esso può essere associata, anche se non unicamente, una reazione alla censura: scompare il segno tacciato di pornografia ma rimane il significato tramite altre forme (il collage, il diagramma) che continuarono a rappresentare corpi dissidenti. Nel 1980 la riscoperta di una artista per lo più ignorata dal secolo che visse: Lea Vergine la include nella sua mostra “L’altra metà delle avanguardie”, dove espose le opere di 100 artiste donne. Tuttavia, anche la categoria di “donna” era un po’ stretta a C.R. che, negli anni ’90, in concomitanza del fenomeno della mucca pazza, affermò: “io sono la mucca pazza”

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Fu questo, appunto, il periodo della “Scoperta” di C.R., artista prolifica, dalla produzione stimabile in più di 1000 opere. Una scoperta tardiva da parte del mondo che ne riconobbe il valore quasi alla fine della vita dell’artista. Ed è così che si può parlare di un “Ritorno fantasmale”, nel 2003, quando vinse il Leone D’Oro alla Cinquantesima Edizione della Biennale di Venezia. Del suo passaggio è significativo il perseverante tentativo di dialogare col contemporaneo, rimanendone comunque e  sempre fuori.

 

La conferenza si è chiusa con un breve scambio fra Musini e Preciado sull’ultima ispirazione di Carol Rama circa la “pornografia della carne” che si profila nel fenomeno della “mucca pazza”.
La nostra giornata si è invece conclusa con l’entusiasmo per gli interessanti spunti ricevuti e con una fugace visita della mostra che molt* di noi si sono dett* interessate a rivedere!

 

 

1Riportiamo a tal proposito larticolo di Preciado, tradotto da Feminoska per AnimAlienahttps://animaliena.wordpress.com/2015/09/26/animalismo-io-sono-la-mucca-pazza-di-paul-b-preciado/

 

 

 


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