Stonewall, il film che questa sera aprirà il Torino Gay and Lesbian Film Festival, si propone di richiamare alla memoria la rivolta di Cristopher Street a New York nel 1969. Ma questo film, pur nella pretesa di essere un film “storico”, relega Sylvia Rivera e le sue amiche Marsha P. Johnson, Miss Major e altre trans di colore, vere protagoniste di quella notte, al ruolo di comparse, se non proprio escludendole, dando rilevanza a un personaggio immaginario, maschio cisgender e bianco, in una vera e propria azione di whitewashing.
Sylvia Rivera è stata una figura fondamentale nel movimento LGBT* e una tra le prime attiviste trans a lavorare senza sosta per ottenere giustizia e diritti civili, eppure la maggior parte delle persone ancora oggi non conosce il suo nome.
Allora – come oggi – le persone trans venivano emarginate all’interno dei movimenti, pur essendo in parte tollerate in virtù della loro tenacia, del loro essere sempre in prima linea: “Non ci facevamo mettere i piedi in testa da nessun*. Non avevamo nulla da perdere. Voi avevate tutti i diritti, noi non avevamo nulla”.
L’impegno di Sylvia per la causa non conosceva limiti: è stata una delle prime attiviste a evidenziare quanto il movimento avesse bisogno di essere più inclusivo nei confronti delle persone che escono fuori dagli schemi, trasversale nei confronti delle persone più povere, senzatetto, di colore e chiunque non si conformasse alle norme di genere. Ha usato il suo status di reietta per contribuire a realizzare il cambiamento e non aveva paura di finire in prigione.
In un momento in cui il termine “diritti” sembra essere sinonimo di assimilazione al modello della coppia eterosessuale,questo film non fa che rappresentare un’idea di normalità nella quale non c’è spazio per altri orientamenti, altre forme di condivisione, altre forme di esistenza.
Non ci stupisce in realtà dunque che il TGLFF apra la sua edizione del 2016 con un film che modella a posteriori la storia, trasformando la carica sovversiva e critica dei corpi marginali in una stereotipata e digeribile diversità che può essere accolta come portatrice di autentici valori (omo)nazionali purché – sia chiaro – resti dentro il confine del privilegio bianco-cis e non turbi troppo gli animi conservatori.
Un festival che fa dell’invisibilità delle soggettività trans*, bisessuali, queer, intersex, la sua bandiera, eliminando completamente, anche dal nome, chi non rappresenta e non aderisce perfettamente a quei canoni di presentabilità tanto cari a chi ci vorrebbe solo ed unicamente parte di coppie perfette degne dei peggiori stereotipi eteronormati.
Un festival che sceglie di farsi finanziare dall’ambasciata israeliana, nonostante l’attenzione che da anni le realtà lgbtiq cercano di portare sul fenomeno del pinkwashing.
Un festival che sovverte la programmazione in un senso “digeribile” per il pubblico medio, al solo scopo di aumentare i profitti.
Per tutti questi motivi questa sera saremo in piazza, appoggiando il presidio QUEER FOR PALESTINE e a volantinare per fare in modo che la nostra storia non vada persa, in favore di una visione normalizzante e che cerca di mettere a tacere tutte le soggettivà che non rientrano e non vogliono rientrare in quel tipo di rappresentazione.
Vogliamo gridare forte questa sera i nomi di chi con la propria vita ha reso possibile il cambiamento: l’amnesia della storia è l’inedia dell’immaginazione…
Sylvia, Marsha, Miss Major, noi non vi dimenticheremo!
**ASSEMBLEA AH!SqueerTO!***
LINK UTILI:
http://www.pinkwatchingisrael.com/
http://bdsitalia.org/index.php/comunicati-bac/2021-tglff
http://www.palestinarossa.it/…
http://www.autostraddle.com/how-dare-they-do-this-again-mi…/
http://www.softrevolutionzine.org/…/trailer-stonewall-menz…/