Oggi è il giorno della visibilità trans. Ma noi esistiamo anche gli altri 364 giorni dell’anno. Ad accendere i rilevatori di ectoplasmi è possibile registrare la nostra presenza per le strade, nelle aule, nelle corsie d’ospedale, sui posti di lavoro (quando ne abbiamo uno). Camminiamo in mezzo agli esseri umani cisgender come provenienti da un’altra dimensione, come se i nostri corpi non avessero la stessa sostanza degli altri.
Le nostre esistenze destano imbarazzo, siamo le incomprensibili presenze che infestano l’antico e rispettabile appartamento della binarietà etero/omonormata. Ci tocca strappare ogni giorno la nostra autodeterminazione dalle mani di chi si è assegnato il compito di diagnosticarci disforic*, dall’arbitrio di chi ci prescrive e produce i farmaci di cui abbiamo bisogno, da chi valuta se il nostro percorso è meritevole di essere premiato con quei documenti che finalmente ci rendono leggibili/visibili dal sistema binario in cui ci muoviamo.
Da domani forse torneremo invisibili. Ma non si fermerà la nostra lotta: faremo sentire le nostra urla, scuoteremo le nostre catene, irrideremo l’idea di un genere naturale con le nostre risate spettrali.
La famiglia naturale e il genere naturale non esistono. Noi sì.