“il bambino è un artefatto biopolitico che permette di normalizzare l’adulto. la polizia del genere controlla le culle per trasformare tutti i corpi in bambini eterosessuali. o sei eterosessuale o quello che ti aspetta è la morte. la norma fa il girotondo attorno ai bambini appena nati, reclama caratteristiche femminili e maschili, diverse per la bambina e il bambino. modella corpo e i gesti fino a disegnare organi sessuali complementari”
paul b. preciado, un appartamento su urano
(foto dalla pagina di NUDM Torino)
caro patriarca, succhiatelo da solo. i nostri orifizi sono oggi in sciopero. non puliremo più il tuo senso di inadeguatezza, il vuoto è tuo, quindi riempitelo! noi lə de*generi siamo in sciopero, definisciti senza di noi. ne abbiamo il culo pieno di assumere la negatività del nostro tempo, una negatività che ci forzate a rappresentare.
siamo lə dissidenti del sistema sesso-genere! siamo le molteplicità racchiuse in un regime politico binario. ma non siamo venutə qui a raccontarvi chi siamo, scopritelo da solə cosa vuol dire essere delle favolose singolarità, prendetevi tempo, calma e lubrificante e vedrete che non è difficile! non vogliamo più foraggiare con le nostre vite le vostre strategie commerciali, noi-non-siamo-merce!
noi che in ogni parola e gesto viviamo la violenza prodotta dall’epistemologia binaria: giusto-sbagliato, dritto-rovescio, bianco-non bianco, uomo-donna, animale-essere umano, eterosessuale-omosessuale. vivə o mortə. prima divisə in due, poi costrettə a vestire, indossare, forzatə a scegliere “una” delle nostre parti ed uccidere l’altra, il monito sociale che viene dunque imposto fin dalla più tenera età: stai attentə, puoi scegliere un genere solo! basta agli etero-sbirri! controllori intransigenti di dogane, noi siamo liberə di transitare confini e generi!
ma poi credete di essere eterosessuali? o omosessuali? e quanto ci tenete a questa distinzione? siete sicurə di basare su questo la vostra identità? la vostra vita?
queste categorie non esistono al di fuori di un sistema neoliberista eteropatriarcale, bianco, occidentale che crea precarietà, isola, sussume e sfrutta a proprio vantaggio le soggettività queer transfemministe, un sistema dove c’è chi domina e chi riceve, chi subisce e chi impartisce, chi decide e chi obbedisce. vogliamo fuori dai nostri rapporti queste dinamiche di dominatore-dominato a meno che non richieste e concordate, con le vostre restrizioni ci facciamo il bondage! vogliamo essere fluide! siamo qui per ribaltare questo sistema dritto e retto, nel retto il dritto e dritto nel retto! prendetelo! perché ci siamo stancate di doverci succhiare i vostri desideri repressi.
scioperiamo dal riprodurre: comportamenti, metodi, vita; stanche di dover riprodurre come “unica” scelta. sicurə di dover scegliere una soluzione di vita già tutto incluso? già decisa, tutto in uno per lui: scuola, calcio, lavoro e per lei bambole, figli, licenziamenti e lavatrici! non è che ne abbiamo abbastanza di ripetere? attualmente viviamo in un mondo sovrappopolato, ha qualche senso essere governatu da una norma che plasma tutta la nostra esistenza, fin dai suoi inizi, finalizzata unicamente a ripopolare il mondo? e se ci stiamo estinguendo chi se ne frega? chi siete? come amate?
ci pare “cosa buona e giusta” [cit.] non portarci dietro i rapporti di disuguaglianza che il sistema ha cercato di inculcarci. può capitare che ci si approcci a noi con sguardo divertito, alle volte malizioso e fin troppo spesso paternalistico, smettiamola con questa storia che il tempo dona saggezza, collaboriamo per una città trasversale e intersezionale. per una città queer! smettetela di ripetere: “tu non sai cosa vuoi veramente!”, dovete decidere voi? la società protegge i “suoi giovani” o finisce per soffocarlə? anche oggi, “cari giovani”, il sistema vi offre delle prospettive reali: la disoccupazione. pigri, sdraiati, bamboccioni, voi che avete sbagliato tutto dalla vita, accettate impieghi e lavori sottopagati che non corrispondono alle vostre attidudini e alla vostra formazione e già che siete in fila accettate anche l’eteronormatività e il genere imposto alla nascita. opponiamoci al sistema eteropatriarcale dominante, discriminatorio verso le donne e le cosiddette “minoranze” di genere ed esigiamo il diritto all’autodeterminazione di genere e sessuale!
siamo qui per riflettere sul cosa significhi parlare per coloro allu qualu è stato negato accesso alla ragione e alla conoscenza, per coloro che vengono consideratu malatə o criminalə. per chi non è ancora natə e già maledettə! per quei corpi che più non hanno voce, per i corpi esclusi, per i corpi dissidenti! corpi di sexworker, tossiche, finocchie selvatiche, creative esaurite, persone trans, donne, sieropositivə, camioniste fuori moda, di omosessuali, femminelle, vecchie checche senza contributi, di frocie, cagne e puttane. e ancora di massaie critiche, butch insolventi, nonne ribelli, precarie messe al bando, mutanti, anemoni e unicorni. tuttə le vittime dell’omolesbobitranfobia. siamo qui per difendere il diritto di ogni corpo, indipendentemente dalla sua età, dai suoi organi sessuali o genitali, dai suoi fluidi riproduttivi e dai suoi organi gestanti. il diritto di ogni corpo di non essere educato esclusivamente per trasformarsi in forza lavoro o forza riproduttiva! e poi, chi ci pensa ai bambini? questa è la frase che ci sentiamo ripetere da sempre, quando si parla della nostra esistenza queer. allora sì, ve lo diciamo chiaro e tondo: bisogna difendere i diritti dei bambinu! quel diritto che dovrebbero avere tuttu lu bambinu di essere consideratu come soggettività irriducibili a un’identità di genere, sessuale, razziale, a prodotto dell’adulto autoritario, esenti da qualsiasi tipo di autodeterminazione sul proprio corpo e sulla propria mente.
scioperiamo dalle narrazioni uniche che danno legittimità ad un solo tipo di amore: quello romantico, monogamo, eterosessuale, cis ed abile. sputiamo sopra etero-mono-cis-amato-allo normatività, quello che vorrebbe ridurci a metà delle mele e anime gemelle, intrappolarci nella scala mobile relazionale, gerarchizzare le nostre interazioni umane e non umane e costringerci ad assumere ruoli predefiniti l’uno successivo all’altro, in ordine: conoscersi, frequentarsi, impegnarsi, avere una relazione monogama di tipo romantico, fidanzarsi, sposarsi e fare figli, riproducendo così il “modello tipo” più funzionale possibile per la riproduzione. sin da piccol* ci viene insegnato che la famiglia e l’amore sono sacrificio, anche economico, e la chiave per la realizzazione personale. ci viene insegnato che per salvaguardare il benessere della coppia bisogna scendere a compromessi che affondano le radici nella violenza, psicologica e fisica. la malastampa accentua queste dinamiche proponendo narrazioni tossiche di femminicidi in cui il violento, lo stupratore, il femminicida è rappresentato come gigante buono, accecato dalla gelosia, pazzo d’amore, dove i crimini vengono minimizzati e le foto e i dati delle vittime esposti e dati in pasto alla gogna mediatica, uccidendole di fatto due volte. frasi come “sei mio/a” o “farei follie per te” sono abusate nella vita di tutti i giorni e parte di una cultura basata sulla normalizzazione della possessività, tanto che sentiamo fare vanto di certi comportamenti e affermazioni tossiche.
non ci opponiamo alla monogamia come scelta relazionale ma denunciamo e rifiutiamo un sistema monogamo basato sulla gerarchia tra relazioni (quelle romantiche, monogame e che hanno come obiettivo la costruzione della famiglia nucleare sopra a tutte le altre) e sulla competitività. lo rifiutiamo anche perché sistema che si integra con il capitalismo, con il nazionalismo e con il razzismo in quanto tutti sistemi che affondano le loro radici nella competitività tra individui e nel rafforzamento di un altro dualismo, quello tra un “noi” e un “loro”, basato su principi biologicisti ed essenzialisti (noi famiglia biologica, noi stato nazione, noi gruppo etnico).
basta con la famiglia! la sessofobia! i ruoli nella coppia! l’attivo e il passivo. resistiamo alla radioattività della famiglia nucleare! vogliamo bagni liberi dal genere! indossare le gonne! i pantaloni! le gonne-pantalone! fare il buco all’orecchio anche a destra senza essere “gay”, liberiamoci da questo terrore di non appartenere ad una norma, tuttə insieme, non siamo da mettere sotto il tappeto, oggi come domani rifuggiamo la vergogna e rivendichiamo il nostro essere sbagliatə! diversə! mostruosə! tutti i giorni, tutto l’anno. lasciamo l’etichette all’età vittoriana che fra le altre cose l’unico motivo per la quale è ricordata sono state le opere di una frocia.
siamo transbilellefrocie, asessuali, demisessuali, aromantich*, poliamorose, anarchiche relazionali, siamo corpi non conformi, cancelliamo i confini delle nostre relazioni, ricostruiamo l’amore libero, autogestito e consensuale, distruggiamo i confini tra stati, cerchiamo la nostra forza nella cooperazione anziché nella competizione.
oggi e tutti i giorni: stai attento macho, squeertiamo ovunque!