DISTOPIE REALI: SE LE NOSTRE VITE SONO CAMBIATE ALTRE COSE RIMANGONO PRESSAPPOCO IDENTICHE

in queste settimane la nostra quotidianità è senz’altro cambiata. con essa si intende la complessità e l’intreccio delle relazioni tra noi e gli spazi che attraversiamo o che avremmo desiderio di attraversare. precise categorie sociali sono state duramente colpite. ci vorrà del tempo per comprendere e rispondere alla portata politica di quello che sta accadendo con la carica repressiva che ne consegue. sarebbe una facile tentazione, quasi catartica in un momento di smarrimento pressochè generalizzato, fingere di avere risposte che non abbiamo, minimizzare o correre ai ripari. ma preferiamo invece riflettere sulle domande.

se da una parte non fatichiamo a leggere nelle narrazioni che ci circondano il ritorno ciclico del lessico stigmatizzante (dall’untore all’isterica) e del razzismo patinato in chiave scientifica, dall’altra in tutto questo dibattito troviamo dei grandi assenti: che ne è degli animali non umani?

non ci riferiamo agli animali entrati nella categoria “domestici”. parliamo di quelli definiti “da reddito”, ovvero merce a disposizone del consumo umano.

non solo il covid-19. sars. hendra virus. aviaria. ebolavirus. influenza suina. bse detta “sindrome della mucca pazza”. da qualche decennio a ondate quasi regolari nuovi focolai di epidemie appaiono da qualche parte nel pianeta; i pil nazionali e i carrelli della spesa tremano per qualche istante, poi tutto torna come prima, nella norma appunto. ma quale? cos’hanno in comune queste sigle che in alcuni casi sembrano sbeffeggiare senza troppi giri di parole l’animale che li ospita?

lo sfruttamento. milioni di animali sfruttati, ammassati nei mercati e negli allevamenti intensivi, macellati vivi e morti, all’aperto e al chiuso, condividono lo stesso destino. succede ogni giorno, perchè lo sfruttamento e l’uccisione degli animali non umani è uno dei capisaldi su cui il nostro sistema si appoggia, economicamente e culturalmente. una delle oppressioni più radicate, invisibilizzate e giustificate visto il tributo di sangue che quotidianamente reclama. a tal punto che questo “elefante nella stanza” non è nemmeno contemplato nel dibattito pubblico.

i virus cosiddetti zoonotici[1] possono convivere indisturbati per millenni con una o più specie “serbatoio”, cioè in grado di contenerli senza subire danni particolari. tuttavia negli ultimi 30 anni la frequenza di queste zoonosi è aumentata: può capitare che quando sconfinino nel corpo umano trovino un ambiente adatto a renderli potenzialmente mortali. tra le cause più evidenti c’è lo stravolgimento esercitato dall’uomo sugli ecosistemi, la crisi climatica, l’esposizione continua a corpi fatti a pezzi, scuoiati, torturati. allora è anche interessante notare la storia dell’epidemia: la nascita in cina, in una zona di grande sfruttamento agricolo e zootecnico, la propagazione con i rapporti di lavoro ed economici nei cuori pulsanti delle economie europee.

se le nostre vite sono cambiate altre cose rimangono pressappoco identiche.

radio maria: questo non è un castigo divino[2]. da froce mostruose nemmeno ci interessa schierarci nei facili binarismi natura vs. tecnologia, umani vs. animali: ci piacciono tutte le sponde. questo è capitalismo, e ci riguarda. ora più che mai urge ripensare al modo in cui ci relazioniamo tra noi e con le altre specie, alla cura del pianeta non vissuto come un capitale da lasciare in eredità ma come qualcosa da reinventare e che sia godibile davvero. per tutt*.

le gabbie (ci) uccidono.

ah!squeerto

1]zoonosi sono quelle malattie che partono da un animale e arrivano all’uomo. la loro storia comincia quando il virus ha occasione di propagarsi: per esempio un nuovo contatto ravvicinato tra due specie, una delle quali ha già il virus. l’evento del “salto di specie” viene chiamato spillover: il virus trabocca e infetta la nuova specie.

2]ai microfoni di radio maria, l’emittente cattolica con share altissimi a livello nazionale, l’epidemia viene prima accostata a quella di milano nel 1600 raccontata da manzoni, poi alla peste nera nell’alto medioevo e infine alla spagnola. secondo “padre livio” sarebbero segni inequivocabili per convertire l’umanità alla fede cattolica.


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