“sono molto violento, tiravo coriandoli
fin da bambino addosso alle suore
non mi sono mai vestito da hendrix da zorro e nemmeno da arlecchino
a 15 anni ho incontrato la schiuma
mi divertivo ad imbrattare i manifesti elettorali
non li capivo e tutt’ora non capisco
ormai sono passati anni, la schiuma non me la posso più permettere
sono un gelataio quello si il migliore,
almeno la mia mamma dice cosi
ma non vedo l’ora che arrivi febbraio, a febbraio c’è la mia festa preferita
sei diventato punk al carnevale
al carnevale”
(Asino – Mi sono bruciato coi coriandoli)
una baracconata, una volgarità, una carnevalata. questo è pride, come solerti bigott* tengono a precisare nelle telemondovisioni e network che possiedono, praticamente ogni giugno da 50 anni. una goliardata, una provocazione, uno scandalo, un carnevale.
beh, sa che c’è, vossignoria?
c’è che il (free(k)) pride (e invero così dovrebbero essere, o sono, tutti gli altri pride) sono carnevale perenne, fiera carnevalata che persegue il preciso scopo di sovvertire il potere. quello grosso,
quello originario, il potere eterocispatriarcale.
ogni tanto ci piace essere tradizioanali.
scrivevano bene lu squatter torinesi in occasione del carnevale s-catenato “ogni scherzo vale”, ahimè annullato a febbraio 2020:
“durante le dionisiache e i saturnali, si festeggiavano dionisio e saturno ricorrendo alla farsa, al rovesciamento sociale, ad unapproccio svincolante la prassi quotidiana. durante le feste gli
schiavi si cambiavano d’abito e vestivano come gli uomini liberi, erano liberi di biasimare i padroni e di esprimere qualsiasi parere senza la minaccia di essere puniti. si tenevano fastosi banchetti,
erano sospese le operazioni militari, chiudevano i tribunali e le scuole, erano permessi il vino per tutti e il gozzovigliare collettivo. si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi
sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza.
esci il mostro che è in te! dà voce ai tuoi mille volti! rioccupa gli spazi del tuo divertimento!”
anche questo vorrà essere la frocial mass dell’11 luglio torinese: sovversione carnevalesca dell’eterocisnormatività, che sia pride tutti i giorni!
d’altra parte, come facevano translellebifroce a fare coming out, a esprimere in libertà la loro eccedenza alla norma, prima dei pride? ci riesce facile immaginare il passato delle soggettività lgbt+ che, indossando una maschera per levarsene molte, si vestivano con abiti del genere che volevano, palesavano relazioni proibite, erano liber* oscen* in strada. dove, se non al carnevale? d’altra parte, non stiamo dicendo niente di nuovo: in molte parti del mondo, da sydney a colonia, il pride assume il nome di mardi gras, il martedì grasso carnevalesco che infiammava e scandalizzava le strade di new orleans.
maschere, mascara, mascherine: tutti i mezzi sono leciti per smetterla di vestirci ogni giorno da persone etero cisgenere, come siamo obbligat* a fare, e travestirci in quello che siamo, significare e
risignificare i nostri corpi.
perché negarsi questo doppio, multiplo piacere? sabbotare, sovvertire e contemporaneamente carnevalare, ballare, mascherarsi, godere. per anni abbiam sentito schiere di gay perbene sostenere, in opposizione a destre e conservatori, che il pride non è una carnevalata, ma un’importante manifestazione per ottenere diritti per le persone lgbt+. e innegabilmente tra gli effetti dei pride nel mondo ci sono stati importanti cambiamenti legislativi che hanno parzialmente agevolato la vita delle translellefrocie che se lo potevano permettere. ma il pride non ha questa origine. il pride è stato, è e sarà capovolgimento del potere che ha portato lu ultim* reiett* della società a diventare potenti protagonist*. è frivolezza al potere, è linguaggio crasso e mostruoso, è performance transformista. è carnevale.
ribalteremo il vertice, questo 11 luglio 2020
tremate cattofasci: anche oggi è il nostro carnevale, e ogni squeerzo vale.